Lo studio sull’omeopatia pubblicato su una rivista con un animale domestico come revisore
Paolo Bellavite medico non più iscritto all’Ordine, considerato uno dei punti di riferimento dell’omeopatia, ha recentemente pubblicato un post in cui sostiene di aver realizzato una revisione sistematica di diversi studi, che dimostrerebbero l’efficacia dell’omeopatia nella cura dell’otite.
C’è “solo” un problema: è stato pubblicato su una rivista predatoria, ovvero che pubblica qualsiasi articolo, purché si versi una quota, senza garantire una revisione da parte di esperti.
A seguito della pubblicazione del post di Bellavite si sono messe in moto due “task force” di fact-checker d’eccezione dell’associazione Patto trasversale per la scienza (Pts): una specializzata in omeopatia e l’altra in frodi scientifiche.
Bellavite ha rimosso poi il testo da Facebook. Siamo nello scenario del processo a Massimiliano Mecozzi, accusato di essere il responsabile della morte di un bimbo di sette anni malato di otite, per non avergli prescritto altro che preparati omeopatici.
«Un povero medico omeopata è stato messo in croce per una bambina – spiega Bellavite nel post – che (a quanto dicono) era in cura con omeopatia sfortunatamente è morta per complicanze di una otite».
Dalla review condotta dagli esperti di Pts scopriamo che su 41 studi presi in considerazione da Bellavite, praticamente nessuno è stato condotto con un appropriato campione di paragone.
Normalmente si dovrebbe considerare un gruppo che assume il principio attivo contrapposto a un altro – detto di controllo – a cui viene somministrato un placebo (ovvero qualcosa che sappiamo non avere alcuna efficacia).
In questo modo si escludono eventuali fattori esterni che possono falsare i dati. Meglio ancora, questo confronto deve essere fatto in doppio cieco: sia i medici che i pazienti non sanno quale gruppo assume il farmaco reale al momento della somministrazione.
La revisione di Bellavite
Anche se il post di Bellavite non è più disponibile online pubblicamente, la sua revisione resta consultabile in rete, dove scopriamo altri dati interessanti. La rivista in questione è la Herald Scholarly Open Access.
Uno degli studi citati da Bellavite nella sua revisione è stato pubblicato invece dalla Multidisciplinary Respiratory Medicine, si tratta di una ricerca in cui un preparato omeopatico viene sperimentato assieme a degli antibiotici, per la cura del raffreddore.
Il problema è che il raffreddore è una comune condizione virale, ragione per cui gli antibiotici non servirebbero a molto. Oltretutto si scopre anche che gli autori dell’articolo lavoravano per la Boiron, importante casa produttrice di preparati omeopatici. «Ci si chiede come è possibile che gli autori abbiano potuto includere uno studio simile», commentano i revisori di Pts.
La prima rivista con un cane come revisore
La risposta la suggerisce la rivista Science con un articolo del maggio 2017, dove si riporta la storia di un cane che si è trovato a diventare uno dei revisori della Herald Scholarly Open Access.
Le case editrici predatorie, per dare una parvenza di regolarità, mandano richieste di revisione letteralmente a caso, facendo pressione perché ricercatori non competenti nella materia trattata dagli articoli, svolgano comunque la revisione.
Così un ricercatore australiano, esasperato dalle continue richieste della casa editrice, decise di far passare il proprio cane come revisore esperto, con lo pseudonimo «Dr. Olivia Doll». Così il povero animale si trovò a ricevere dalla Herald Scholarly Open Access il suo primo articolo da revisionare.
Questo significa – stando ai precedenti – che non possiamo escludere con assoluta certezza che l’articolo di Bellavite non sia stato revisionato da un altro animale domestico.
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